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E su quella stessa guancia che tu gli hai tagliata, io, a quello stupido, avevo dato prima uno schiaffo, perché non voleva capire che andavo da lui soltanto per fargli da modella! — Non l’ho fatto per altro!

Giuncano. Ma l’artista, cara, crede suo diritto approfittarsi di tutto.

Rivolgendosi, fosco e fiero, a Sirio:

Non però davanti a me, bada! Perché la vita, io, l’ho vendicata sopra la mia stessa arte! Codesto diritto, io, non l’ammetto!

Sirio. Non l’ammetti; e poi?

Giuncano. Non l’ammetto e te lo nego, tanto piú quando si tratta della vita degli altri!

Sirio. Hai qualche ragione particolare per difenderla?

Giuncano. L’ho! E ti dico bada a te!

Mostrandogli Tuda:

Ma lo vedi che hai fatto della vita degli altri?

Prende con ambo le mani il viso di Tuda

Guardala! Guardala!

Tuda (svincolandosi, con lucida gajezza, come se godesse del suo tormento). Non importa! non importa! Lo lasci ridere!

Sara. Ah, ma di me, no: basta ormai! Vi assicuro che di me non riderà piú —

fa per uscire.

Tuda (subito, trattenendola). No, come basta, signora? no! no! Vorreste, dopo quello che m’avete fatto soffrire, che egli non finisca ora la sua statua? Eh no! La deve finire, la deve finire! E dunque voi dovete seguitare a venire qua!

Sara. No, che! Basta! basta!

Tuda. Ma sí! Perché abbia questi occhi, la statua! Capite? Se vuole finirla cosí com’è ora, bisogna che abbia questi occhi! E dunque voi dovete seguitare a venire qua! Deve averli! Voglio essere io, là, con questi occhi!

Giuncano (a Tuda). E come, sciocca? se poi ti maceri cosí? Non capisci che avere codesti occhi importa che poi ti riduci cosí, e non puoi piú servirgli da modella per un altro verso?