Pagina:Pirandello - Maschere nude, Volume I - Verona, Mondadori, 1965.djvu/469


diana e la tuda 455


freschi là su quella tela rimessa sul cavalletto. Me l’aveva confidato del resto lo stesso Caravani! È stata per me la sodisfazione piú bella: fargli vedere e toccare con mano la sciocchezza di quel suo matrimonio: là nell’unico tradimento che lei potesse realmente fargli! Gliel’ho fatta trovare nuda, in posa. Ah che scena! Corse a nascondersi, a ripararsi tra le tele dello studio; ma Sirio, senza curarsi per nulla di trarla fuori e svergognarla, prende per il collo Caravani e gli stropiccia la faccia su quella tela, conciandogliela con tutti quei colori freschi, figuratevi come! Povero Caravani! E s’è buscata ora, per giunta, una sciabolata alla guancia! L’ho visto jeri, e —

Si sente picchiare alla porta

— Ah ecco, sarà la modella.

Si reca ad aprire. Entra Jonella: bellissima, appena ventenne, con molle andatura bestiale. È in capelli, uno scialletto sulle spalle. Parla cantilenando.

Jonella. Buon giorno.

Sara. Buon giorno, cara.

Indicandola a Giuncano:

Vedete? Maravigliosa: voi che volete far muovere le statue.

A Jonella:

Vi chiamate?

Jonella. Jonella. Sono di Cori.

Si guarda attorno.

Che sciccheria qua!

Sara (dopo averla contemplata un po’, beata, dice come tra sé): Non sapere che possa essere la vita... come vi possano nascere certe cose, certe creature... come i fiori... un riso di mattina...

Jonella. Dici a me?

Giuncano. E io che non previdi una tale enormità!

Jonella (dopo aver guardato l’una e l’altro). E che è, qua ognuno parla per sé?

Sara. Quando uno, ciò che pensa, non se lo tiene dentro...