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454 | maschere nude |
d’averlo fatto perché ci aveva veduto soltanto un vantaggio materiale. Nossignori. Mi dimostra invece che si risente lei, lei — di che cosa? ch’io sèguiti a venire qua come prima? — e con qual diritto se ne risente, se Sirio ha posto bene i patti avanti? Prima colpa o sciocchezza non mia: sua. Io non faccio nessun male, proprio nessuno, seguitando a venire qua; e se ella ne impallidisce, tanto peggio per lei: mi offre il divertimento d’uno spettacolo che davvero io non mi potevo aspettare. Ma fa di peggio! Come se realmente io e Sirio le facessimo qualche torto, pensa di vendicarsene, commettendo quest’enorme sciocchezza con Caravani!
Giuncano. Io vorrei sapere che gusto avete provato — se per voi è cosí, una povera sciocca — a farne lo strazio che ne avete fatto, comprendendo anche che ha agito naturalmente.
Sara. E daccapo! Ma naturalmente, naturalmente anch’io, caro Maestro! Ho contato che Sirio, scoprendo questo buffo tradimento, la mettesse a calci fuori della porta, come si meritava. — Ci s’è messa da sé, perché ha riconosciuto lei stessa d’essere proprio imperdonabile. Ma come? Sirio la sposa unicamente per impedirle di fare la modella ad altri, e lei, invece d’andarsene da Caravani, come poteva ed era suo diritto, per stare un po’ con lui se le piaceva, si lascia persuadere a posargli, e per giunta per quella sua Diana là rimasta a mezzo?
Giuncano. E voi, per dar modo a Sirio di scoprire questo tradimento, vi siete procurata anche la chiave dello studio di Caravani.
Sara. Ah, con una scusa naturalissima, quella. La avevo già da un pezzo.
Giuncano. Dite anche «scusa»!
Sara. Sto giocando a carte scoperte! Del resto, era vero: Caravani mi faceva il ritratto: non ho mai potuto soffrire gli orarii: non gli avevo dato perciò un’ora precisa per le sedute: andavo quando volevo, quando potevo: per non restare qualche volta dietro la porta, se la trovavo chiusa, m’ero fatta dare la chiave. Che volete! Mi venne spontaneo di cacciarla tra le dita di Sirio che non voleva credere a quello che avevo veduto io, coi miei occhi: i colori ancora