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fette — e di fronte ad esse vidi il mio corpo in cui la vita riprendeva a muoversi logoro, vecchio... Quest’orrore della forma — guarda:

indica una delle statue

se è lí, statua, arte —

Tuda. — non si muove piú! —

Giuncano. — fa’ che si muova — corpo, vita —

s’afferra il corpo

eccola qua — ti s’invecchia!

Tuda (con sorpresa quasi ingenua). Oh, l’ho detto io pure, sa? della statua e di me che mi sono sciupata...

Giuncano. Presi in trappola — io — tu — tutti quanti! —

Tuda. — la vita? —

Giuncano. — chiamala vita! — Bambina, tu ti movevi di piú — guizzavi — ora un po’ meno — e sempre meno, sempre meno — finché — hai creduto di vivere? — hai finito di morire!

Tuda. È vero. Ma allora fin che si può...

Giuncano. Muoversi, non fermarsi mai, non fissarsi in nessun sentimento...

Tuda. Ma lei...

Giuncano (cupo, con improvviso freno). Sono cosí: con gli occhi aperti che non vorrebbero piú sapere quello che vedono: le cose come sono, che portano tutta la pena d’essere come sono, e di non potere piú essere altrimenti. Io per te, un altro: come dovrei essere neppure quello che fui, quando le donne...

s’interrompe.

Se sapessi che specie di ribrezzo provo, ora che vedo in me mio padre: sí, non so, come se avessero amato lui, non me: lui cosí — anche allora — quand’ero giovane. Eh, le sapeva amare, lui, le donne; ne morí disperata mia madre! — Si vede che — questo corpo — quest’aspetto — le donne... Non te lo so dire! So, so ora, che non ero io — e che anche tutte quelle che amai dovettero a un certo punto accorgersene e si allontanarono da me, tutte, perché sotto questo corpo scoprirono me, diverso. — È