![]() |
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. | ![]() |
diana e la tuda | 439 |
Sara. Perderli per il piacere d’andare a far da modella a Caravani...
Tuda. Ora che ci ho preso un gusto pazzo e non penso piú ad altro, si può dire! — Dunque, non avete dissuaso Caravani dal venirmi a prendere?
Sara. Anzi, tutt’altro!
Tuda. E gli avrete anche suggerito di persuadermi —
Sara. — a fargli da modella? Ma no! Inutile. Lo farà lui senza dubbio, questo, senza bisogno di suggerimenti. I quadri brutti, c’è sempre qualcuno che li compra. Pare che un signore cileno gli voglia proprio comprare quello: peccato, dice, che non è finito.
Tuda. Anche la statua là non è finita.
Sara. Ma è a buon punto, credo.
Tuda. Voi non l’avete veduta, com’è ora?
Sara. No. Non la vedo da un pezzo.
Tuda. Dovreste andare a vederla.
Sara. L’ha molto cambiata?
Tuda. Sí, molto. — Credete davvero ch’egli la possa finire senza di me, con altra modella?
Sara. Tanto piú se l’ha molto cambiata, come voi dite.
Tuda. Ebbene, signora: andate su a dirgli che io farò finire a Caravani il suo quadro per quel signore cileno.
Sara. Non farete codesta pazzia!
Tuda. Signora, io v’ho capita, e accetto la vostra sfida: farò, farò da modella a Caravani, procurando di fargli finire quella sua Diana quanto piú sconciamente mi sarà possibile. Andate a dirglielo.
Si sente picchiare alla porta.
Sara. Oh! Forse sarà proprio lui.
Tuda. Se è lui, vado subito.
Apre la porta; si trova davanti Nono Giuncano e resta:
Sara (a Giuncano). Impedite che commetta altre pazzie.
Tuda. Ah, glielo consigliate voi?
Giuncano. Che pazzie?