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Tuda (calzandosi il cappello). A questo veramente ci tengo. Un po’ bizzarro, ma mi pare che s’accordi —

Sara. — ah sí, benissimo! Mi piace molto.

Tuda. Invenzione mia! È vero?

La modista. Verissimo!

Tuda. Forse questa falda... No: sta bene cosí! Per il prezzo bisognerà che lei si metta sul giusto!

La modista. Mi sono sempre messa sul giusto!

Tuda. Oh, questo poi...

Alla Sarta:

E a lei mi raccomando per l’abito! Fra tre giorni. Ma è ormai cosí semplice!

La sarta. Non dubiti: prendo l’impegno per sabato. A rivederla, signora.

A Sara:

A rivederla.

La modista. Vengo via anch’io.

Alla Giovane:

Prendi quei cappelli, e mettili subito dentro la scatola.

A Tuda:

Contavo che ne volesse scegliere qualche altro.

Tuda. No, basta questo per ora.

La modista. A rivederla. Riverisco, signora.

Tuda. A rivederci.

La Sarta e la Modista accompagnate dalle due Giovani escono dalla porta a destra, portando via tutto.

Tuda (cambiando espressione subito). Parliamoci tra noi, signora.

Sara. Con calma, voglio sperare.

Tuda. Calmissima. Vi siete fatta dare la chiave di qui —

Sara (pronta, senza lasciarla finire). — era il meno che potessi pretendere da lui.

Tuda. Con qual diritto? Io qua faccio il mio mestiere di modella.

Sara. Eh, ma con un lusso...

Tuda (indicando dietro la tenda). Io dico là: modella. Vuol dire,