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434 | maschere nude |
Tuda (alla Sarta). Sí. Non c’è male. Mi par che debba andar bene.
Poi, rivolgendosi appena verso Sara:
Sara. Davvero uno spettacolo —
Tuda. — di pessimo gusto! Ma fatto apposta, fatto apposta.
Alla Sarta:
La sarta. Ecco, sí. Lo volevo dire. Guardi, cosí...
azione.
Sara (dopo una pausa grave d’imbarazzo). Dossi non c’è?
Tuda (alla Sarta). E forse questi fiori...
S’interrompe, per rispondere a Sara senza guardarla
Sara. Eppure sa che vengo a prenderlo sempre a quest’ora.
Tuda. Già. Ma sa anche che ora avete la chiave per entrare quando volete, e che, se vi piace, potete anche salir su.
Sara (subito, risentita). Su non sono mai salita.
Tuda (alla Sarta). Bisognerà far presto. La festa al Circolo è per sabato sera.
A Sara:
Sara. A me? E perché?
Tuda. Appunto: me lo domando anch’io: perché? Anzi, vi dovrebbe fare, m’immagino, un gran piacere questa follia che m’ha preso, d’abiti, di pellicce, di cappelli, che gli fa pagar cara la sciocchezza d’avermi sposata. Sogno fiumi di seta, tra ciuffi di piume e spume di merletti... Lo sto rovinando!
Ride.
Sara. Sí sí, fate bene, fate bene!
Tuda. Sarei sciocca anch’io, non vi pare? se non ne approfittassi.