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diana e la tuda 433


Bisognerà sceglierne uno che vada, come colore... Guardi che bellezza, questi pizzi!

La sarta. Uh, antichi!

Tuda. Uno piú bello dell’altro!

La modista. Chi sa come li avrà pagati cari! Dove li ha trovati?

Tuda.

Me li hanno portati. Se sapesse da quale casa vengono! — Ecco, questo, guardi. Messo cosí. Come le pare?

La sarta. Eh sí, mi pare che... sí sí, va benissimo, benissimo...

Tuda (alla Modista). Ha portato fiori?

La modista. Sí, molti.

Tuda. Fiori, fiori. Faccia vedere.

La giovane della modista (presentando la scatola). Eccoli.

Tuda (cercando e scartando, finché trova). Questi no, questi no - no no - via, questi, no — ecco, questi — guardi — appuntati qua cosí - e poi altri, giú da piedi. Provi, provi.

La Sarta eseguisce

Ecco, cosí.

La modista. Eh sí, benissimo!

Tuda. Sí sí. Senz’altro cosí. Il mantello! Il mantello!

Alla Giovane della Sarta, alludendo alla statua su cui il mantello d’ermellino sta appeso:

Le domandi il permesso e glielo levi.

La Giovane va a prendere, sorridendo, il mantello e lo pone sulle spalle di Tuda.

La sarta. Ah, veramente magnifica!

La modista. Una regina!

Si ode, a questo punto, il rumore d’una chiave introdotta nella serratura della porta destra, che si apre. Entra Sara Mendel che ritira la chiave dalla serratura e richiude la porta. Subito resta al goffo spettacolo delle statue vestite e non può frenare una esclamazione di sorpresa e di sdegno.

Sara. Eh?

La Sarta e la Modista con le due Giovani, la guardano con meraviglia. Tuda séguita a mirarsi nello specchio, impassibile.