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diana e la tuda 429


La sarta. Il lilla, veramente, quest’anno non va.

Tuda. Ma va a me.

La sarta. Non è di moda.

Tuda. La moda per me la faccio io.

Trovando la stoffa

Eccolo qua. Questo. Vede che c’è? Combiniamolo subito, qua, ora stesso, addosso a me. Sí sí: questo, questo.

Si butta addosso la stoffa e si guarda allo specchio.

Mi piace, sí.

La sarta. Certo, le sta benissimo.

La modista. A maraviglia!

Tuda. Mi vesto io.

Si drappeggia.

Senza tanti lisci e gale. Semplice semplice! E non molto scollato. Ecco, guardi, cosí. Lo appunti.

La sarta. È veramente un piacere vestire un corpo come il suo —

Tuda. — condannato a spogliarsi sempre! — Bisognerebbe ora trovare un pizzo...

La sarta. Pizzo?

Tuda. Non va neanche il pizzo?

La sarta. Se guarda i figurini...

Tuda. Non li guardo. Lo metto, vada o non vada. Non ne ha portati?

La sarta. No, signora.

Tuda. Non importa. Ne ho su io, tanti.

Rivolgendosi alla Giovane che accompagna la Sarta

Per piacere, vada su di là

indica l’uscio a sinistra

fino al secondo piano; e se li faccia dare dalla donna: sono nel cassetto dell’armadio a destra, nella mia camera.

La Giovane s’avvia.

Aspetti! Mi faccia anche il piacere di farsi dare la pelliccia d’ermellino.

Alla Sarta: