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428 | maschere nude |
Senza dar peso, anzi sorridente,
La sarta. — come dovrei chiamarla? —
Tuda. — signora... modella (sanno tutti che sono signora per questo.) — Ma sí, mi sento un po’ stanca veramente —
La sarta. — ecco: e allora il grigio, senza piú il suo bel colore...
Le avrà intanto levato l’abito e Tuda sarà rimasta in un finissimo sottabito rosa.
Tuda. Non mi ci posso vedere!
La modista. Sí, certo, smuore un po’.
Tuda. Se si pensasse, come ci si sciupa... E io
scoppia a ridere pensando che è stata sposata per far da modella: se non potesse piú farla!
forte, queste ultime parole, perché Sirio, di là, senta e intenda.
La sarta. Oh, sarà un malessere momentaneo!
Tuda (guardandosi bene allo specchio). No no: è vero; non m’ero ancora veduta bene eh altro! sono, sono andata giú! Ci si dovrebbe pensare...
c. s.
La sarta. Tante volte, non c’è nulla piú d’un abito che lo possa far notare. E per noi sarte le clienti non dovrebbero mai provare, se non si sentono piú che bene.
La modista. Va tutto male, quando non sono contente del loro bel visino.
La sarta. E allora
mostra l’abito che ha ancora sul braccio
Tuda. No no, non mi parli piú di questo! Ha portato le stoffe?
La sarta. Sí, tante: eccole qua.
Tuda. Vediamole, vediamole. — Ma che colori!
La sarta. Quelli di quest’anno.
Tuda. Non c’è un lilla?