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Al levarsi della tela, Tuda in abito da sera elegantissimo si mira in uno specchio sorretto dalla Giovane che accompagna la Sarta. Questa le è presso e le aggancia ancora l’abito da una parte. Le sta dietro la Modista, accompagnata da un’altra Giovane, con una grande scatola piena di cappelli e di fiori finti. La Sarta ha portato anche stoffe per la scelta d’un altro abito. Sirio è dietro la tenda, in attesa che la prova abbia fine.
Tuda. No no, non mi piace! non mi piace!
La sarta. Ma se le sta benissimo, signora!
Tuda. Che benissimo! Non è venuto affatto come volevo io!
La sarta. Eppure ho seguito in tutto quello che lei m’ha detto!
Tuda. Io non le ho detto che volevo tutto questo... come si chiama? «jais», qua.
La Sarta. Ma è cosí ricco, signora: uno splendore, creda.
Tuda. Troppo, troppo; e non mi piace! — No no, via! via! Non me lo posso piú vedere addosso. Lo sganci, lo sganci!
La sarta. Mi butta via il lavoro cosí? Aspetti, si potrà rimediare!
Tuda. Che vuol rimediare! No. Non mi va piú neanche il colore. E mi sta cosí male, poi.
La sarta. Sí, mi sono accorta anch’io di qualche difetto, ma lieve, rimediabilissimo. Non per colpa mia, creda. La signora, mi scusi, è un po’...
Tuda. — come?
La sarta. — dimagrita —
Tuda. — io? —
La sarta. — sí, dall’ultima volta —
Tuda. — possibile? in cosí pochi giorni? —
La sarta. — ma sí, creda! —
Tuda. — io sto benissimo! —
La sarta. oh, non dico! un corpo maraviglioso —
Tuda. — sfido, modella!