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diana e la tuda 421


Sirio. Se mai, sarà affar mio.

Tuda. E se poi, avendolo fatto per causa mia...

Sirio. Ma non per causa tua: lo faccio perché lo voglio io —

Tuda. — ora, sí: ma se poi dovessi pentirtene?

Sirio. Non avrò tempo di pentirmene, non temere.

Pausa.

Tuda. Io dovrò allora servire soltanto per la tua statua?

Sirio. A me, soltanto; per la mia statua.

Pausa.

Tuda. Mi sposi per questo?

Sirio. Per questo, e perché non serva piú da modella ad altri. — Accetti?

Tuda (sta a guardarlo un pezzo; poi, ambigua, con aria di sfida). Bada oh, che io sono viva!

Sirio. Ah — per te...

Tuda. E non pensi che —

s’interrompe.

Sirio (dopo aver atteso un po'). — che? —

Tuda. — niente: per fare una supposizione — mi potrebbe nascere, standoti vicina, insieme —

Sirio (con tono derisorio). l’amore?

Tuda. — no, ma — un desiderio di te...

Sirio. Finora non t’è mai nato.

Tuda (guardandolo e poi abbassando gli occhi). Che ne sai tu?

Sirio. Non me ne sono mai accorto.

Tuda. Perché ti sapevo con quella.

Sirio (per troncare). Bisogna che tu ti levi codeste idee dal capo. Capirai che se, prima, per un momento, sarebbe stato possibile —

Tuda (vivissimamente). — ah sí? sarebbe stato possibile?

Sirio (impassibile). — non potrà piú essere ora.

Tuda. Già — perché diventerei tua moglie davvero, allora...

Sta un po’ a pensare a quello che ha detto, e con un sorriso appena, vano e triste, esclama:

Eh già...

Pausa.

Bene: accetto.