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Sirio. — ma no! nessun effetto!

Tuda. — eh via! la moglie dello scultore Dossi! Non t’importerà di me — t’importerà del tuo nome.

Sirio. Non m’importa piú di nulla. La gente saprà perché e come sarai mia moglie. Anzi, quanto piú lascerò che t’avvalga della tua libertà, e piú apparrà chiaro perché l’ho fatto. — Del resto, io debbo soltanto finire la mia statua.

Tuda. Poi t’ucciderai, abbiamo capito! Non t’importa piú nulla per questo. Eh, dico, ma, se sarà vero, bisognerà intendersi anche —

Sirio. — ma sí, anche su questo! —

Tuda. Capirai, per un pajo di mesi non ne varrebbe la pena.

Sirio. C’intenderemo su tutto, non te ne dar pensiero. Tu avrai fatto comunque un ottimo affare, stai sicura.

Tuda. Affare! Non è affare soltanto!

Sirio. Ah, no: soltanto. Il tuo corpo, per quel che mi deve servire.

Tuda (dopo una pausa di riflessione). E... abiterò qua nella tua casa?

Sirio. Sí, al piano di sopra: sarà tutto per te. Ti dico di non pensare a nulla. Avrai tutto quello che vorrai.

Tuda. E — che ne dirà lei?

Sirio. T’ho detto di non parlarne.

Tuda. Vorrei almeno sapere se lo sa, scusa! Siete già d’accordo?

Sirio. Io sono padrone di me.

Tuda. Libero anche tu, per conto tuo —

Sirio. — s’intende —

Tuda. — con lei?

Sirio. Basta, t’ho detto.

Tuda. Vorrei essere sicura che non è un dispetto, tu capisci.

Sirio. Non mi preme di farne. Lei, sí, vorrebbe per picca ch’io non lavorassi piú con te. Farà di tutto perché tu non venga qua.

Tuda. Ah sí? E io allora ci vengo, guarda! anche se tu non mi sposi!

Sirio. Non la conosci. Potrebbe trovare il modo d’impedirtelo. E poi, forse, tu stessa... No no. Dato che l’atto per me ha questo senso soltanto, e nessun valore per sé...

Tuda. Ti guasterai con lei...