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diana e la tuda | 419 |
Tuda (dopo un momento di riflessione). Vado via anch’io. Glielo direte voi, appena torna, che l’ho aspettato e me ne sono andata.
S’avvia verso la porta, e sta per uscire, allorché Sirio rientra, fosco.
Sirio. Te n’andavi? Ho da parlarti.
Tuda. Ma ora devo andare. È tardi.
Sirio. Tu resterai qua. Farò com’hai detto.
Tuda. Farai —?
Sirio. — com’hai detto: ti sposo.
Tuda. Oh bella! Sei impazzito?
Sirio. No, cara. Calmissimo.
Tuda. Mi sposi?
Sirio. Per obbligarti a restare mia modella soltanto.
Tuda. Ah, no! Per dispetto no, sai: grazie — non voglio.
Sirio. Ma che dispetto!
Tuda. Hai litigato con quella! No no!
Sirio. Chi t’ha detto che ho litigato?
Tuda. Eh, v’ho sentito di là. Non ci voglio mica andar di mezzo, io. Se n’è andata con Caravani.
Sirio. Ma nient’affatto!
Tuda. Perché gelosa di me, sí.
Sirio. Smettila!
Tuda. Gelosa, gelosa: l’ha detto anche il Maestro!
Sirio. Smettila, ti dico! E non parlarmi di quella signora.
Tuda. Ah no, aspetta! E come intendi allora? Dobbiamo anzi parlarne.
Sirio. Intendo che tu, appena ogni giorno avrai finito di servirmi per il mio lavoro, abbia intera per te la tua libertà —
Tuda. — ah sí? — intera? —
Sirio. — di fare quello che ti parrà e piacerà.
Tuda. Non te ne importerà nulla?
Sirio. Che vuoi che me ne debba importare?
Tuda. Se sarò tua moglie!
Sirio. Ma no, cara, che moglie!
Tuda. Eh, se mi sposi! Sapranno tutti —
Sirio. — che cosa? —
Tuda. Oh bella! Porterò il tuo nome: sarò la signora Dossi, no? Vedi? ti fa un certo effetto —