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418 | maschere nude |
Rosa (A Tuda). Ci ha lasciato sempre entrare, tu lo sai —
Giuditta. — per farci prendere il caldo che resta nella stufa.
Rosa. Se è ancora accesa...
Tuda. Non so: sarà accesa: andate a vedere.
Giuncano (a Rosa che s’avvia dietro la tenda). Rosa, vieni qua!
Rosa (cupa e scontrosa). Che vuoi tu?
Giuncano. Vieni qua.
A Tuda:
Prende Rosa per un braccio.
La costringe a sedergli sui ginocchi.
Rosa. Perché? lasciami!
Giuncano. Mi voglio guardare.
A Tuda, mentre Giuditta sghignazza:
Tuda (maravigliata, sorridente). Ah, con lei?
Rosa. Con me, con me, sí! Che ci hai da ridire?
Giuncano (sempre con Rosa sulle ginocchia, mentre Giuditta, tenendosi i fianchi, seguita a sghignare orribilmente). Trent’anni fa!
Rosa. Eravamo le prime, noi, al nostro tempo!
Giuditta (sempre sghignando e accennando a sollevarsi la veste). Carni da regine, le nostre, anche adesso!
Rosa (volgendosi verso Tuda). E tu, all’età mia —
Giuditta. — sarai una pentolaccia squarciata!
Tuda. Ma non v’ho detto niente, io.
Giuncano. Che specchio, eh? che specchio!
Rosa. Hai il coraggio di dirlo a me, tu, specchio?
Giuncano. No! Lo dico appunto per me!
Giuditta (a Tuda). E n’era geloso allora, lui! E lei lo piantò oh, sai? per mettersi con uno meglio di lui!
Giuncano (dalla porta ridendo). È vero, sí: lei, lei. —
Poi, subito rifacendosi serio, rivolto a Tuda:
E se ne va. Le due vecchie s’avviano verso la tenda.