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Giuncano (dopo averla guardata, stupito). Come fai tu a pensare queste cose?

Tuda. Eh, posso anche far finta d’essere senza pensieri per malizia. Combatto con gli artisti! Fingo di parlare come a caso; volto il capo un pochino, senza che me ne faccia accorgere; lo piego; lo alzo; sporgo appena appena una mano; guai a far vedere che sia io, la modella, a suggerire: no: io ho detto anzi una sciocchezza; ho fatto un atto, cosí: il pensiero è nato in loro. E ne sono cosí sicuri che me lo dicono: «Oh, sai? sto pensando che... codesta mossa...» oppure: «Zitta! mi nasce l’idea di...» E io, seria: «Che mossa?» oppure: «Che ho detto?» — Bisogna pur fare cosí, con certuni. Ma con certi altri, no. Con questo, no, per esempio (allude a Sirio).

Giuncano (cupo). Eh sí, sa bene ciò che vuole, questo.

Tuda. E lei crede veramente che farà?

Giuncano. Sí. Una statua. Lui sí. Una vera statua.

Tuda (come se le parole le nascessero involontariamente). Non le somiglia affatto...

Giuncano (dopo averla guardata). Perché dici cosí?

Tuda (subito, e poi imbarazzata). Per niente! Non ha... non ha l’aria degli altri; non pare quasi un artista...

Giuncano (con un sorriso triste). Forse hai sentito dire anche tu...? No no. Somiglia al padre, anzi. Volontà fredda e dura. —

Tuda. Dicono che il padre lo abbandonò —

Giuncano. — bambino, sí: quando morí la madre. Andò ad arricchirsi lontano.

Tuda. E lei lo conobbe bambino?

Giuncano (assorto). Sua madre, sí, era una donna veramente viva! Come ne ho viste poche.

Tuda. È quell’unico gesso che lei salvò dalla distruzione? Il suo ritratto da giovane?

Giuncano. Sí.

Tuda. Come doveva esser bella!

Pausa.

Giuncano (con altro tono). Quando io sento parlare, quando io guardo e vado per qualche luogo; nelle parole che sento, in ciò che vedo, nel silenzio delle cose, ho sempre un so-