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diana e la tuda 413


Sirio. Non sta con Caravani?

Sara. Ma me l’ha chiesto lui, Caravani, di farmi il ritratto. Ah, dunque voi parlate di me, lavorando?

Sirio. Zitta! Andiamo fuori.

Sara. Potrei farti sapere, a mia volta, che lei ha suggerito a Caravani —

Sirio. — sí, di fare anche lui una Diana. E questo te l’ha detto lui, Caravani. Segno che anche voi due parlate di me.

Sara. — già; mentre mi fa la corte.

Sirio. Bisogna che la smetta, sai!

Sara. Di farmi la corte?

Sirio. No: s’accomodi; faccia il tuo ritratto; faccia quello che vuole; ma mi lasci la modella per lavorare!

Sara. Ah, tu vorresti

Sirio. — non voglio nulla! voglio lavorare!

Si sente picchiare alla porta rimasta socchiusa.

La voce di Caravani. Permesso?

Sara. Ah, eccolo! Avanti, avanti, Caravani!

Caravani (presso ai quaranta; bruno; veste con eleganza; entrando, non s’aspetta di trovare la Mendel nello studio del Dossi). Oh, buon giorno, signora.

Sara. Venite a proposito!

Caravani (salutando Dossi). Caro Dossi.

A Sara:

A proposito di che?

Sara. Della modella che vi serve.

Caravani. È qua ancora?

Sara. Eccomi!

Mostra il suo abito da amazzone.

Come mi volevate!

Caravani (smarrendosi al cospetto di Dossi). Ah... ma —

Sara (subito, per rinfrancarlo). — lo sa! lo sa! — gliel’ha detto la vostra modella! — Ero venuta per invitarlo a una passeggiata a cavallo — dice che vuol lavorare. — Se voi volete, sono pronta!

Caravani. Per me... figuratevi, felicissimo!