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Giuncano (ribellandosi fosco). No!

Tuda (con meraviglia). Non lo voleva?

Giuncano. Non mi piace.

Tuda. Ch’io la baci?

Giuncano (indicando Sirio). Bacia lui.

Tuda. Grazie. Bacio chi voglio io.

Giuncano. Ma non per me, sciocca! Dico per te. La tua bocca...

Tuda. Che ha la mia bocca?

la mostra, protendendo il volto

Quando non ride, è cosí.

E rimane ancora ferma un istante nell’atteggiamento.

Giuncano. Ma guardala! guardala!

E, come Tuda si scompone scoppiando a ridere, di nuovo la indica a Sirio:

Ecco: guardala!

Tuda (scomponendosi ancora con finto fastidio). Oh, insomma!

Giuncano. Guardala!

Tuda (movendosi in tanti modi). Insomma! insomma! insomma!

Giuncano. Fanne ora una statua! Tutta un fremito continuo di vita: ogni attimo un’altra!

Sirio. Già! E se non la fermi in un gesto in cui consista, che è? Nulla.

Tuda. Come, come? Io, nulla!

Giuncano. Vita! vita!

Sirio. — che passa —

Giuncano. — appunto! —

Sirio. — oggi non piú quella di jeri, domani non piú questa d’oggi: ogni attimo un’altra: tante! Io la faccio una: quella

indica di là, la statua

per sempre!

Tuda. Grazie! Una statua.

Giuncano. Una — e per sempre — che non si muova piú?

Sirio. È l’ufficio dell’arte —

Giuncano (subito, forte). — e della morte: che farà anche di te, come di me, una statua: su un letto o per terra, quando vi giacerai, stecchito.