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diana e la tuda 405


sionato di Francia! Non c’è che Tuda. Tanti quadri, tante Tude. M’è parso d’entrare nuda in un corridojo con le pareti di specchio. Ma certi specchi impazziti! Dio, che smorfie! Io non so... — Su, caro, su. Altri dieci minuti, e poi basta.

Sirio. Che vuoi che me ne faccia di dieci minuti? Non ti lascio andare, no. Non posso lasciare l’abbozzo cosí.

Tuda. Oh, ma neanche tenermi qua con la forza.

Sirio. Anche con la forza, sí, anche con la forza, se occorre!

Tuda (a Giuncano). Ne sarebbe capace. Non ho mai visto una prepotenza simile.

Sirio. Bisogna che lo finisca a qualunque costo. Ne ho fino alla gola!

Tuda. E tu piantalo! Ma scusa, chi te lo fa fare?

Sirio (con ira e nausea, gridando). Non dico del lavoro!

Tuda (a Giuncano). Lo guardi! Ha il coraggio di dire ch’è impazzito lei! Sta impazzendo lui per quella sua statua! Lo guardi! Lo guardi! —

A Sirio:

È il quinto abbozzo: lo butterai via come gli altri!

Sirio. No, questo no, perché è già quello che dev’essere. Perdio, non vedi che ho la febbre addosso?

Giuncano. Non è mica come quei ladruncoli di strada lui, che si contentano di portar via la borsa ai passanti: tira il gran colpo, lui. Una sola statua e lí.

Sirio. Almeno di questo se ragionassi ancora un po’ — mi dovresti lodare.

Giuncano. Ma ti detesto anzi proprio per questo! Perché so che la statua, tu, la farai.

Sirio. La farò, sí — e poi basta.

Giuncano. Ah, poi cambierai mestiere?

Sirio. No, basta — di tutto.

Giuncano (lo guarda, poi). Come tuo fratello?

Sirio. Mio fratello lo fece da sciocco.

Giuncano. Perché ora è guarito?

Sirio. Guarito? È piú solo di me. Dico da sciocco perché non seppe farlo. Stai sicuro che io lo saprò fare.

Tuda. Ma che dice? Parla sul serio d’uccidersi?

Sirio (voltandosi di scatto, sdegnoso). Tu non t’immischiare!