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enrico iv 361


Frida. Non mi fate ridere, che scoppio! Dico, ma che vitino avevi, mamma? Mi son dovuta succhiare tutta, per entrarci!

Donna Matilde (convulsa, rassettandola). Aspetta... Ferma... Queste pieghe... Ti va cosí stretto veramente?

Frida. Soffoco! Bisognerà far presto, per carità...

Dottore. Eh, ma dobbiamo prima aspettare che si faccia sera...

Frida. No no, non ci resisto, non ci resisto fino a sera!

Donna Matilde. Ma perché te lo sei indossato cosí subito?

Frida. Appena l’ho visto! La tentazione! Irresistibile...

Donna Matilde. Potevi almeno chiamarmi! Farti ajutare... È ancora tutto spiegazzato, Dio mio...

Frida. Ho visto, mamma. Ma, pieghe vecchie... Sarà difficile farle andar via.

Dottore. Non importa, Marchesa! L’illusione è perfetta.

Poi, accostandosi e invitandola a venire un po’ avanti allafiglia, senza tuttavia coprirla:

Con permesso. Si collochi cosí — qua — a una certa distanza un po’ piú avanti...

Belcredi. Per la sensazione della distanza del tempo!

Donna Matilde (voltandosi a lui, appena). Vent’anni dopo! Un disastro, eh?

Belcredi. Non esageriamo!

Dottore (imbarazzatissimo per rimediare). No, no! Dicevo anche... dico, dico per l’abito... dico per vedere...

Belcredi (ridendo). Ma per l’abito, dottore, altro che vent’anni! Sono ottocento! Un abisso! Glielo vuol far saltare davvero con un urtone?

Indicando prima Frida e poi la Marchesa:

Da lí a qua? Ma lo raccatterà a pezzi col corbello! Signori miei, pensateci; dico sul serio: per noi sono vent’anni, due abiti e una mascherata. Ma se per lui, come lei dice, dottore, s’è fissato il tempo; se egli vive là

indica Frida

con lei, ottocent’anni addietro: dico sarà tale la vertigine del salto che, piombato in mezzo a noi...