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360 | maschere nude |
Dottore. Potremo sperare di riaverlo, come un orologio che si sia arrestato a una cert’ora. Ecco, sí, quasi coi nostri orologi alla mano, aspettare che si rifaccia quell’ora — là, uno scrollo! — e speriamo che esso si rimetta a segnare il suo tempo, dopo un cosí lungo arresto.
Entra a questo punto dalla comune il marchese Carlo di Nolli.
Donna Matilde. Ah, Carlo... E Frida? Dove se n’è andata?
Di Nolli. Eccola, viene a momenti.
Dottore. L’automobile è arrivata?
Di Nolli. Sí.
Donna Matilde. Ah sí? E ha portato l’abito?
Di Nolli. È già qui da un pezzo.
Dottore. Oh, benissimo, allora!
Donna Matilde (fremente). E dov’è? Dov’è?
Di Nolli (stringendosi nelle spalle e sorridendo triste, come uno che si presti mal volentieri a uno scherzo fuor di luogo). Mah... Ora vedrete...
E indicando verso la comune:
Si presenta sulla soglia della comune Bertoldo che annuncia con solennità:
Bertoldo. Sua Altezza la Marchesa Matilde di Canossa!
E subito entra Frida magnifica e bellissima; parata con l’antico abito della madre da «Marchesa Matilde di Toscana» in modo da figurare, viva, l’immagine effigiata nel ritratto della sala del trono.
Frida (passando accanto a Bertoldo che s’inchina, gli dice con sussiego sprezzante): Di Toscana, di Toscana, prego. Canossa è un mio castello.
Belcredi (ammirandola). Ma guarda! Ma guarda! Pare un’altra!
Donna Matilde. Pare me! — Dio mio, vedete? — Ferma, Frida! — Vedete? È proprio il mio ritratto, vivo!
Dottore. Sí, sí... Perfetto! Perfetto! Il ritratto!
Belcredi. Eh sí, c’è poco da dire... È quello! Guarda, guarda! Che tipo!