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enrico iv | 359 |
linconia riflessiva, che dimostra una... sí, veramente considerevole attività cerebrale. Molto confortante, ripeto. Ora, ecco, se con questo trucco violento che abbiamo concertato...
Donna Matilde (voltandosi verso la finestra, col tono di una malata che si lamenti). Ma com’è che ancora non ritorna quest’automobile? In tre ore e mezzo...
Dottore (stordito). Come dice?
Donna Matilde. Quest’automobile, dottore! Sono piú di tre ore e mezzo!
Dottore (cavando e guardando l’orologio). Eh, piú di quattro per questo!
Donna Matilde. Potrebbe esser qua da mezz’ora, almeno. Ma, al solito...
Belcredi. Forse non trovano l’abito.
Donna Matilde. Ma se ho indicato con precisione dov’è riposto!
(È impazientissima)
Belcredi (sporgendosi un po’ dalla finestra). Sarà forse in giardino con Carlo.
Dottore. La persuaderà a vincere la paura...
Belcredi. Ma non è paura, dottore; non ci creda! È che si secca.
Donna Matilde. Fatemi il piacere di non pregarla affatto! Io so com’è!
Dottore. Aspettiamo, con pazienza. Tanto, si farà tutto in un momento e dev’esser di sera. Se riusciamo a scrollarlo, dicevo, a spezzare d’un colpo con questo strappo violento i fili già rallentati che lo legano ancora alla sua finzione, ridandogli quello che egli stesso chiede (l’ha detto: «Non si può aver sempre ventisei anni, Madonna!») la liberazione da questa condanna, che pare a lui stesso una condanna: ecco, insomma, se otteniamo che riacquisti d’un tratto la sensazione della distanza del tempo...
Belcredi (subito). Sarà guarito!
Poi sillabando con intenzione ironica: