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Sono in scena Donna Matilde, il Dottore e Tito Belcredi. Seguitano una conversazione; ma Donna Matilde si tiene appartata, fosca, evidentemente infastidita da ciò che dicono gli altri due, a cui tuttavia non può fare a meno di prestare orecchio, perché nello stato d’irrequietezza in cui si trova, ogni cosa la interessa suo malgrado, impedendole di concentrarsi a maturare un proposito piú forte di lei, che le balena e la tenta. Le parole che ode degli altri due attraggono la sua attenzione, perché istintivamente sente come il bisogno d’esser trattenuta in quel momento.
Belcredi. Sarà, sarà come lei dice, caro dottore, ma questa è la mia impressione.
Dottore. Non dico di no; ma creda che è soltanto... cosí, un’impressione.
Belcredi. Scusi: però l’ha perfino detto, e chiaramente!
Voltandosi alla Marchesa:
Donna Matilde (frastornata, voltandosi). Che ha detto?
Poi, non consentendo
Dottore. Intendeva dei nostri abiti soprammessi: il suo manto indica la Marchesa le nostre tonache da benedettini. E tutto questo è puerile.
Donna Matilde (di scatto, voltandosi di nuovo sdegnata). Puerile? Che dice, dottore?
Dottore. Da un canto, sí! Prego; mi lasci dire, Marchesa. Ma dall’altro, molto piú complicato di quanto possiate immaginare.
Donna Matilde. Per me è chiarissimo, invece.