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enrico iv 345


Non importa! Chiarezza d’idee, perspicacia, fermezza di contegno e pazienza nell’avversa fortuna!

Quindi si volge a tutti e dice con gravità compunta:

So correggere gli errori commessi; e anche davanti a voi, Pietro Damiani, mi umilio!

Si inchina profondamente, e resta lí curvo davanti a lui, come piegato da un obliquo sospetto che ora gli nasce e che glifa aggiungere, quasi suo malgrado, in tono minaccioso:

Se non è partita da voi l’oscena voce che la mia santa madre, Agnese, abbia illeciti rapporti col vescovo Enrico d’Augusta!

Belcredi (poiché Enrico IV resta ancora curvo, col dito appuntato minacciosamente contro di lui, si pone le mani sul petto, e poi negando). No... da me, no...

Enrico IV (rizzandosi). No, è vero? Infamia!

Lo squadra un po’ e poi dice:

Non ve ne credo capace.

Si avvicina al Dottore e gli tira un po’ la manica ammiccando furbescamente.

Sono «loro»! Sempre quelli, Monsignore!

Arialdo (piano, con un sospiro, come per suggerire al Dottore). Eh, sí, i vescovi rapitori.

Dottore (per sostenere la parte, volto ad Arialdo). Quelli, eh già... quelli...

Enrico IV. Nulla è bastato a costoro! — Un povero ragazzo, Monsignore... Si passa il tempo, giocando — anche quando, senza saperlo, si è re. Sei anni avevo e mi rapirono a mia madre, e contro lei si servirono di me, ignaro, e contro i poteri stessi della Dinastia, profanando tutto, rubando, rubando; uno piú ingordo dell’altro: Anno piú di Stefano, Stefano piú di Anno!

Landolfo (sottovoce, persuasivo, per richiamarlo). Maestà...

Enrico IV (subito voltandosi). Ah, già! Non debbo in questo momento dir male dei vescovi. Ma questa infamia su mia madre, Monsignore, passa la parte!

Guarda la Marchesa e s’intenerisce.