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enrico iv | 343 |
Belcredi (subito, ammirandola). Ah, magnifica! Veramente regale!
Donna Matilde (vedendo Belcredi e scoppiando a ridere). Oh Dio! Ma no; levatevi! Voi siete impossibile! Sembrate uno struzzo vestito da monaco!
Belcredi. E guardate il dottore!
Dottore. Eh, pazienza... pazienza.
Donna Matilde. Ma no, meno male, il dottore... Voi fate proprio ridere!
Dottore (a Landolfo). Ma si fanno dunque molti ricevimenti qua?
Landolfo. Secondo. Tante volte ordina che gli si presenti questo o quel personaggio. E allora bisogna cercar qualcuno che si presti. Anche donne...
Donna Matilde (ferita, e volendo nasconderlo). Ah! Anche donne?
Landolfo. Eh, prima, sí... Molte.
Belcredi (ridendo). Oh bella! In costume?
indicando la Marchesa:
Landolfo. Mah, sa: donne, di quelle che...
Belcredi. Che si prestano, ho capito!
Perfido, alla Marchesa:
Si apre il secondo uscio a destra e appare Arialdo, che fa prima, di nascosto, un cenno per arrestare ogni discorso nella sala, e poi annunzia solennemente:
Arialdo. Sua Maestà l’Imperatore!
Entrano prima i due Valletti che vanno a postarsi ai piedi del trono. Poi entra tra Ordulfo e Arialdo, che si tengono rispettosamente un po’ indietro, Enrico IV. È presso alla cinquantina, pallidissimo, e già grigio sul dietro del capo; invece, sulle tempie e sulla fronte, appare biondo, per via di una tintura quasi puerile, evidentissima; e sui pomelli, in mezzo al tragico pallore, ha un trucco rosso da bambola, anch’esso evidentissimo. Veste sopra l’abito regale un sajo da penitente, come a Canossa. Ha negli occhi una fissità spasimosa, che fa spavento;