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Di Nolli. È uno dei quattro giovani che teniamo qua, per secondare la sua follia.

Bertoldo. Io chiedo scusa, signor Marchese...

Di Nolli. Ma che scusa! Avevo dato ordine che le porte fossero chiuse a chiave, e che nessuno entrasse qua!

Bertoldo. Sissignore! Ma io non ci resisto! E le chiedo licenza d’andarmene!

Di Nolli. Ah, voi siete quello che doveva assumere il servizio questa mattina?

Bertoldo. Sissignore, e le dico che non ci resisto...

Donna Matilde (al Di Nolli con viva costernazione). Ma dunque non è cosí tranquillo, come dicevi?

Bertoldo (subito). No, no, signora! Non è lui! Sono i miei tre compagni! Lei dice «secondare», signor Marchese? Ma che secondare! Quelli non secondano: i veri pazzi sono loro! Io entro qua per la prima volta; e, invece di ajutarmi, signor Marchese...

Sopravvengono dallo stesso uscio a destra Landolfo e Arialdo, in fretta, con ansia, ma arrestandosi davanti all’uscio prima di farsi avanti.

Landolfo. Permesso?

Arialdo. Permesso, signor Marchese?

Di Nolli. Avanti! Ma insomma che cos’è? Che cosa fate?

Frida. Oh Dio, io me ne scappo, me ne scappo: ho paura!

Fa per avviarsi verso l’uscio a sinistra.

Di Nolli (subito trattenendola). Ma no, Frida!

Landolfo. Signor Marchese, questo sciocco...

indica Bertoldo.

Bertoldo (protestando). Ah no, grazie tante, cari miei! Io cosí non ci sto! non ci sto!

Landolfo. Ma come non ci stai?

Arialdo. Ha guastato tutto, signor Marchese, scappandosene qua!

Landolfo. Lo ha fatto montare sulle furie! Non possiamo piú trattenerlo di là. Ha dato ordine che sia arrestato, e vuole subito «giudicarlo» dal trono! — Come si fa?