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enrico iv | 337 |
mese se n’era fatta. La metteva sempre in tutto ciò che faceva, questa ossessione!
Belcredi. Quello che studiò per prepararsi! Fino ai minimi particolari... le minuzie...
Dottore. Ah, è facile! Quella che era ossessione momentanea, si fissò, con la caduta e la percossa alla nuca, che determinarono il guasto cerebrale. Si fissò, perpetuandosi. Si può diventare scemi, si può diventare pazzi.
Belcredi (a Frida e al Di Nolli). Capite che scherzi, carini miei?
Al Di Nolli:
a Frida:
indica il ritratto
Dottore (che se ne è stato assorto a meditare, apre le mani davanti al volto come per concentrar l’altrui attenzione, e fa per mettersi a dare la sua spiegazione scientifica). Ecco, ecco, dunque, signori miei: è proprio questo...
Ma all’improvviso s’apre il primo uscio a destra (quello più vicino alla ribalta) e viene fuori Bertoldo tutto alterato in viso.
Bertoldo (irrompendo come uno che non ne possa piú). Permesso? Scusino...
S’arresta però di botto per lo scompiglio che la sua comparsa suscita subito negli altri.
Frida (con un grido di spavento, riparandosi). Oh Dio! Eccolo!
Donna Matilde (ritraendosi sgomenta, con un braccio levato per non vederlo). È lui? È lui?
Di Nolli (subito). Ma no! ma no! State tranquille!
Dottore (stupito). E chi è?
Belcredi. Uno scappato dalla nostra mascherata!