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enrico iv | 335 |
deva con quello di tutti gli altri — sciocchi che si facevano beffe di lui.
Belcredi. Press’a poco, come di me.
Donna Matilde. Voi fate ridere con la smorfia d’abbassarvi sempre, caro mio, mentre lui, al contrario! C’è una bella differenza! E poi, a voi, vi si ride in faccia!
Belcredi. Eh, dico, meglio che alle spalle.
Dottore. Veniamo a noi, veniamo a noi! — Dunque, già un po’ esaltato era, a quanto mi pare di aver compreso!
Belcredi. Sí, ma in un modo cosí curioso, dottore!
Dottore. Come sarebbe?
Belcredi. Ecco, direi... a freddo...
Donna Matilde. Ma che a freddo! Era cosí, dottore. Un po’ strano, certo; ma perché ricco di vita: estroso!
Belcredi. Non dico che simulasse l’esaltazione. Al contrario, anzi; s’esaltava spesso veramente. Ma potrei giurare, dottore, che si vedeva subito, lui stesso, nell’atto della sua esaltazione, ecco. E credo che questo dovesse avvenirgli per ogni moto piú spontaneo. Dico di piú: sono certo che doveva soffrirne. Aveva, a volte, scatti di rabbia comicissimi contro se stesso!
Donna Matilde. Quest’è vero!
Belcredi (a Donna Matilde). E perché? (Al Dottore) A mio vedere, perché quella subitanea lucidità di rappresentazione lo poneva fuori, a un tratto, d’ogni intimità col suo stesso sentimento, che gli appariva — non finto, perché era sincero — ma come qualche cosa a cui dovesse dare lí per íl il valore... che so? d’un atto d’intelligenza, per sopperire a quel calore di sincerità cordiale, che si sentiva mancare. E improvvisava, esagerava, si lasciava andare, ecco, per stordirsi e non vedersi piú. Appariva incostante, fatuo e... sí, diciamolo, anche ridicolo, qualche volta.
Dottore. E... dica, insocievole?
Belcredi. No, che! Ci stava! Concertatore famoso di quadri plastici, di danze, di recite di beneficenza; cosí per ridere, beninteso! Ma recitava benissimo, sa?
Di Nolli. Ed è diventato, con la pazzia, un attore magnifico e terribile!
Belcredi. Ma fin da principio! Si figuri che, quando avvenne la disgrazia, dopo che cadde da cavallo...