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Belcredi (mostrandola). Ecco: non poteva soffrirlo!

Donna Matilde. Ma non è vero! Non mi era mica antipatico. Tutt’altro! Ma per me, basta che uno voglia farsi prendere sul serio...

Belcredi (seguitando). Le dà la prova piú lampante della sua stupidità!

Donna Matilde. No, caro! In questo caso, no. Perché lui non era mica uno stupido come voi.

Belcredi. Io non mi sono mai fatto prendere sul serio!

Donna Matilde. Ah lo so bene! Ma con lui, però, non c’era da scherzare.

Con altro tono, rivolgendosi al Dottore:

Càpita, tra le tante disgrazie a noi donne, caro dottore, di vederci davanti, ogni tanto, due occhi che ci guardano con una contenuta, intensa promessa di sentimento duraturo!

Scoppia a ridere stridulamente.

Niente di piú buffo! Se gli uomini si vedessero con quel «duraturo» nello sguardo... Ne ho riso sempre cosí! E allora, piú che mai. — Ma debbo fare una confessione: posso farla, adesso dopo venti e piú anni. — Quando risi cosí di lui, fu anche per paura. Perché forse a una promessa di quegli occhi si poteva credere. Ma sarebbe stato pericolosissimo.

Dottore (con vivo interesse, concentrandosi). Ecco, ecco, questo questo m’interesserebbe molto di sapere. — Pericolosissimo?

Donna Matilde (con leggerezza). Appunto perché non era come gli altri! E dato che anch’io... sí, via, sono... sono un po’ cosí... piú d’un po’, per dire la verità...

cerca una parola modesta

- insofferente, ecco, insofferente di tutto quanto è compassato e cosí afoso! — Ma ero allora troppo giovane, capite? e donna: dovevo rodere il freno. — Ci sarebbe voluto un coraggio, che non mi sentii di avere. — Risi anche di lui. Con rimorso, anzi con un vero dispetto contro me stessa, poi, perché vidi che il mio riso si confon-