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enrico iv | 333 |
studenti nobili, anch’essi a cavallo e in costume. L’idea mi nacque da quella vignetta. Perché deve sapere che al Circolo si pensava di fare qualche grande mascherata per il prossimo carnevale. Proposi questa cavalcata storica: storica, per modo di dire: babelica. Ognuno di noi doveva scegliersi un personaggio da rappresentare, di questo o di quel secolo: re o imperatore, o principe, con la sua dama accanto, regina o imperatrice, a cavallo. Cavalli bardati, s’intende, secondo il costume dell’epoca. E la proposta fu accettata.
Donna Matilde. Io l’invito lo ebbi da Belassi.
Belcredi. Appropriazione indebita, se vi disse che l’idea era sua. Non c’era neppure, vi dico, quella sera al Circolo, quando feci la proposta. Come non c’era del resto neanche lui!
Allude a Enrico IV.
Dottore. E lui allora scelse il personaggio di Enrico IV?
Donna Matilde. Perché io indotta nella scelta dal mio nome — cosí, senza pensarci piú che tanto — dissi che volevo essere la Marchesa Matilde di Toscana.
Dottore. Non... non capisco bene la relazione...
Donna Matilde. Eh, sa! Neanch’io da principio, quando mi sentii rispondere da lui, che sarebbe stato allora ai miei piedi, come a Canossa, Enrico IV. Sí, sapevo di Canossa; ma dico la verità, non mi ricordavo bene la storia; e mi fece anzi una curiosa impressione, ripassandomela per prepararmi a sostenere la mia parte, ritrovarmi fedelissima e zelantissima amica di Papa Gregorio VII, in feroce lotta contro l’impero di Germania. Compresi bene allora, perché, avendo io scelto di rappresentare il personaggio della sua implacabile nemica, egli mi volle essere accanto, in quella cavalcata, da Enrico IV.
Dottore. Ah! Perché forse...?
Belcredi. Dottore, Dio mio, perché lui le faceva allora una corte spietata, e lei
indica la marchesa
Donna Matilde (punta, con fuoco). Naturalmente, appunto! naturalmente! E allora piú che mai «naturalmente»!