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Dottore. Giustissimo! Perché un ritratto è lí sempre fisso in un attimo; lontano e senza ricordi per la marchesina; mentre tutto ciò che esso può ricordare alla signora Marchesa: mosse, gesti, sguardi, sorrisi, tante cose che lí non ci sono...

Donna Matilde. Ecco, appunto!

Dottore (seguitando, rivolto a lei). Lei, naturalmente, può rivederle vive, ora, in sua figlia.

Donna Matilde. Ma lui deve guastarmi sempre ogni minimo abbandono al sentimento piú spontaneo, cosí, per il gusto di farmi stizzire.

Dottore (abbagliato dai lumi che ha dato, ripiglia con un tono professorale, rivolto al Belcredi). La rassomiglianza, caro barone, nasce spesso da cose imponderabili! E cosí difatti si spiega che...

Belcredi (per interrompere la lezione). Che qualcuno può trovare anche qualche rassomiglianza tra me e lei, caro professore!

Di Nolli. Lasciamo andare, lasciamo andare, vi prego!

Accenna ai due usci a destra per avvertire che di là c’è qualcuno che può sentire.

Ci siamo già svagati troppo, venendo...

Frida. Sfido! Quando c’è lui...

accenna al Belcredi.

Donna Matilde (subito). Volevo bene perciò che non venisse!

Belcredi. Ma se avete fatto tanto ridere alle mie spalle! Che ingratitudine!

Di Nolli. Basta, ti prego. Tito! Qua c’è il dottore; e siamo venuti per una cosa molto seria, che tu sai quanto mi prema.

Dottore. Ecco, sí. Vediamo di precisare bene, prima, alcuni punti. Questo suo ritratto, scusi, signora Marchesa, come si trova qua? Lo regalò lei, allora?

Donna Matilde. No no. A qual titolo avrei potuto regalarglielo? Io ero allora come Frida, e neppure fidanzata. Lo cedetti, tre o quattr’anni dopo la disgrazia: lo cedetti per le vive insistenze di sua madre.

Accenna al Di Nolli.