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310 maschere nude


S’alza, disperata, e canta con tutta la voce:

«Ah! che la morte ognora
è tarda nel venir
a chi desia
a chi desia morir!
Addio,
addio, Leonora, addio...»

Cade, di schianto, morta. Le due bambine, piú che mai sbalordite, non ne hanno il minimo sospetto; credono che sia il teatro che la mamma sta loro rappresentando; e restano li immobili sulle loro sedioline ad aspettare.

Il silenzio, in quell’immobilità, si fa mortale. Finché, nel bujo, dal fondo, a sinistra, non sopravvengono ansiose le voci di Rico Verri, della signora Ignazia, di Totina, Dorina e Nenè.

Verri. Canta: avete sentito? era la sua voce...

La signora Ignazia. Sí, come l’uccello in gabbia!

Totina. Mommina! Mommina!

Dorina. Eccoci, siamo qua con lui: s’è arreso...

Nenè. Col trionfo di Totina... avessi intesol... il paese in de...

Vuol dire «in delirio», ma resta in tronco, esterrefatta con gli altri alla vista del corpo inerte li per terra, e delle due bambine, che aspettano ancora, immobili.

Verri. Che cos’è?

La signora Ignazia. Morta?

Dorina. Faceva il teatro alle bambine!

Totina. Mommina!

Nenè. Mommina!

Quadro. Dalla porta d’ingresso alla sala, sopravviene entusiasta, correndo per il corridojo, il Dottor Hinkfuss, diretto al palcoscenico.

Il dottor Hinkfuss. Magnifico! Magnifico quadro! Avete fatto come dicevo io! Questo, nella novella, non c’è!

L’attrice caratterista. Eccolo qua il nuovo!

L’attore brillante (sopravvenendo da sinistra). Ma è stato sempre qua, con gli elettricisti, a governar di nascosto tutti gli effetti di luce!