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questa sera si recita a soggetto 295


A un servo di scena:

Qua una sedia, subito!

La prima attrice. Che idea?

L’attrice caratterista. Vedrai!

Agli attori:

Voi intanto preparate, preparate, ma solo quel poco di cui non si può fare a meno. Le sedioline delle due bimbe. E vedere se sono di là, già pronte.

Il servo di scena porta la sedia.

La prima attrice. Io dicevo, farmi la faccia...

L’attrice caratterista (dandole la sedia). Sí, siedi qua, figlia mia.

La prima attrice (perplessa, come smarrita). Qua?

L’attrice caratterista. Sí, qua, qua! e sentirai che strazio! — Corri, Nenè, va’ a prendere la scatola del trucco, una tovaglietta... — Oh, badate! Con le camicine lunghe da notte, le bimbe!

La prima attrice. Ma che volete fare? come?

L’attrice caratterista. Lascia che ci pensiamo noi, io tua madre, e le tue sorelle: te la faremo noi la faccia! — Va’, Nenè.

Totina. Prendi anche uno specchio!

La prima attrice. Ma anche l’abito, allora!

Dorina (a Nenè che già corre verso i camerini). Anche l’abito! anche l’abito!

La prima attrice. La gonna e la casacca; nel mio camerino!

Nenè fa cenno di si col capo, e via per la sinistra.

L’attrice caratterista. Dev’essere strazio nostro, capisci? mio, di tua madre che sa che cos’è la vecchiaja prima del tempo, figlia, invecchiarti —

Totina. — e di noi che t’abbiamo ajutato a farti bella — ora, farti brutta —

Dorina. — sciuparti —

La prima attrice. — darmi la condanna d’aver voluto quell’uomo? —

L’attrice caratterista. — sí, ma con strazio, con strazio, la condanna —