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286 | maschere nude |
si guarda in giro
Il Dottor Hinkfuss. Ma che va piú contando adesso? Non s’era già data per avvenuta la sua entrata in casa?
Sampognetta. E allora, scusi, tanto vale che mi dia anche per morto e non se ne parli piú.
Il Dottor Hinkfuss. Nient’affatto! Lei deve parlare, far la scena, morire!
Sampognetta. E va bene! Ecco fatta la scena:
s’abbandona sul divano
Il dottor Hinkfuss. Ma non cosí!
Sampognetta (sorgendo in piedi e venendo avanti). Caro signor Direttore, venga su e finisca d’ammazzarmi lei, che vuole che le dica? le ripeto che cosí, da me, io non riesco a morire. Non sono mica una fisarmonica, scusi, che s’allarga e si stringe e, a pigiar sui tasti, vien fuori la sonatina.
Il dottor Hinkfuss. Ma i suoi compagni —
Sampognetta (pronto). — sono piú bravi di me; l’ho detto e me ne sono compiaciuto. Io non posso. Per me l’entrata era tutto. Lei l’ha voluta saltare... Avevo bisogno, per montarmi, di quel grido della cameriera. E la Morte doveva entrare con me, presentarsi qua tra la baldoria svergognata di questa mia casa: la Morte ubriaca, com’avevamo stabilito: ubriaca d’un vino che s’era fatto sangue. E dovevo parlare, sí, lo so; attaccare io a parlare tra l’orrore di tutti io prendendo coraggio dal vino e dal sangue, appeso a questa donna
si tira accanto la Chanteuse e le s’appende con un braccio al collo