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274 maschere nude


La signora Ignazia. Ave Maria, gratia plena, Dominus tecum...

D’improvviso, un tuono e il guizzo diabolico d’un violentissimo lampo rosso fracassa tutto. Totina, vestita da uomo, con la divisa d’ufficiale di Mangini, entra cantando, seguita da Mangini che ha indossato una lunghissima veste da camera del signor Palmiro. Il tuono diventa subito la voce di Totina che canta; come il lampo rosso, la luce che Mangini ridà al salotto, entrando.

Totina. «Le parlate d’amor — o cari fior...»

Grido unanime, altissimo, di protesta.

Nenè. Sta’ zitta, stupida!

Mommina. Ha guastato tutto!

Totina (stordita). Che cos’è?

Dorina. La mamma stava recitando l’Ave Maria.

Totina (a Nenè). Potevi dirmelo!

Nenè. Già! Dovevo figurarmi che tu dovessi piombare proprio in questo momento!

Totina. Ero già bell’e vestita, quando sei entrata a prendere la Madonnina!

Nenè. E dunque potevi immaginartelo!

Dorina. Basta! Basta! Che si fa adesso?

Pomàrici. Si ripiglia! si ripiglia!

La signora Ignazia (balorda, in attesa, come se già avesse il miracolo in bocca). No... Aspettate... Io non so...

Mommina (felice). T’è passato?

La signora Ignazia (c. s.). Non so... sarà stato il diavolo... o la Madonna...

Strizza tutta la faccia per una nuova fitta del male.

No no... ahi... di nuovo... che passato! ahiiii... Dio, che spasimo...

D’un tratto vincendosi, pestando un piede, impone a se stessa:

No! Non gliela voglio dar vinta! Cantate, cantate, figliuole! Cantate, figliuoli! Fatemi questo piacere, cantate, cantate! Guai a me, se m’avvilisco sotto questo porco dolore! Su, su, Mommina: «Stride la vampa»!