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questa sera si recita a soggetto | 273 |
La signora Ignazia. Nient’affatto! Ci vorrà almeno una candela. E le mani a posto! E Totina venga qua.
Mommina (chiamando). Totina! Totina!
Dorina. La candela è di là!
Nenè. Va’ a prenderla tu; io vado a prendere la statuina della Madonna!
Via di corsa per il fondo: mentre Dorina va nella sala da pranzo con Nardi a prendere la candela sulla credenza. Prima d’accenderla, al bujo, Nardi abbraccia forte forte Dorina e le dà un bacio in bocca.
La signora Ignazia (gridando dietro a Nenè che è scappata via). Ma no, lascia! Non c’è bisogno! Che statuina! Se ne può fare a meno!
Pomàrici (c. s.). Faccia venire qua Totina piuttosto!
La signora Ignazia. Sí sí, Totina qua! subito qua!
Pometti. Un tavolinetto che faccia da altarino!
E lo va a prendere.
Dorina (rientrando con la candela accesa, mentre Pomàrici spegne la luce). Ecco qua la candela!
Pometti. Qua sul tavolino!
Nenè (dal fondo, con la statuina della Madonna). Ed ecco la Madonna!
Pomàrici. E Totina?
Nenè. Ora viene, ora viene! Non secchi lei, con Totina!
La signora Ignazia. Ma si può sapere che fa di là?
Nenè. Niente, prepara una sorpresa, ora vedrete!
Poi, invitando tutti col gesto:
Quadro. Nel bujo appena allargato da quel lume tremolante di candela, il Dottor Hinkfuss ha preparato un delicatissimo effetto: la soffusione d’una soavissima «luce di miracolo» (luce psicologica), verde, quasi emanazione della speranza che il miracolo si compia. Questo, appena la signora Ignazia, davanti alla Madonnina posata con la candela sul tavolinetto, si metterà a recitare a mani giunte, con lenta e profonda voce, le parole della preghiera, quasi aspettandosi che, dopo ognuna, le debba passare il dolore.