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Pometti. Oh, vedrà che Verri si farà aprire! Capace anche lui di buttare la porta a terra!

Nenè (placida, seguitando a ballare). Ma sí, stai sicura, mammà!

Dorina (c. s.). Figurati se non gli aprono! Se ci si mette, è piú bestia di loro!

La signora Ignazia. No no, poverino, non dite cosí. È tanto buono! È corso subito.

Mommina. Mi pare! Lui solo. Mentre voi state a ballare.

La signora Ignazia. Lasciale, lasciale ballare! Tanto, il dolore non mi passa, se mi stanno attorno a domandarmi come sto.

A Pometti:

È la furia, la furia che mi mette nel sangue questa gente, la cagione di tutti i miei mali.

Nenė (smettendo di ballare e accorrendo alla madre, tutta accesa della proposta che vuol fare). Mammà, e se tu dicessi l’Ave Maria come l’altra volta?

Pometti. Ecco già! Benissimo!

Nenè (seguitando). Sai che, dicendola, il dolore ti passò!

Pometti. Si provi, signora, si provi!

Dorina (mentre seguita a ballare). Sí sí, dilla, dilla, mammà! Vedrai che ti passa.

Nenè. Già! ma voi smettete di ballare!

Pometti. Certo! E anche tu di sonare, oh! Pomàrici.

Nenè. La mamma dirà l’Ave Maria come l’altra volta!

Pomàrici (levandosi dal pianoforte e accorrendo). Ah, brava, sí! Vediamo, vediamo se il miracolo si ripete.

Sarelli. La dica in latino, in latino, signora Ignazia!

Nardi. Certo! Farà piú effetto.

La signora Ignazia. Ma no, lasciatemi stare! Che volete che dica!

Nenè. Hai la prova dell’altra volta, scusa! Ti passò!

Dorina. Al bujo! Al bujo!

Nenè. Raccoglimento! Raccoglimento! Pomàrici, spenga la luce!

Pomàrici. Ma Totina dov’è?

Dorina. È di là con Mangini. Non pensi a Totina e spenga la luce!