![]() |
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. | ![]() |
268 | maschere nude |
Il dottor Hinkfuss. No no! Via tutto! Via tutto! Cessi quel ronzío! Spegnere, spegnere. Sto pensando che di questa scena si può fare anche a meno. Sí, l’effetto è bello, ma coi mezzi che abbiamo a disposizione possiamo ottenerne altri non meno belli, che conducano avanti piú speditamente l’azione. Per fortuna io stasera sono libero davanti a voi, e spero che a voi non dispiacerà vedere come si mette su uno spettacolo, non solo sotto i vostri stessi occhi, ma anche (perché no?) con la vostra collaborazione. Il teatro, voi vedete, signori, è la bocca spalancata d’un grande macchinario che ha fame: una fame che i signori poeti...
Un poeta, dalle poltrone. Per piacere, non dica signori ai poeti; i poeti non sono signori!
Il dottor Hinkfuss (pronto). Neanche i critici sono in questo senso signori; e io li ho pur chiamati cosí, per una certa affettazione polemica che, senza offesa, credo in questo caso mi possa essere consentita. Una fame, dicevo, che i signori poeti hanno il torto di non saper saziare. Per questa macchina del teatro, come per altre macchine enormemente e mirabilmente cresciute e sviluppate, è deplo-