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IV

Rico Verri e Mommina, a parte.

Mommina (un po’ intimidita dall’aspetto fosco con cui il Verri è uscito dalla sala del teatro). Che ha?

Verri (con mal garbo). Io? Niente. Che ho?

Mommina. E allora perché sta cosí?

Verri. Non lo so. So che se stavo un altro po’ nel palco, finiva che la facevo davvero la pazzia.

Mommina. Non è piú vita da potersi reggere.

Verri (forte, aspro). Se n’accorge ora?

Mommina. Stia zitto, per carità! Tutti gli occhi sono addosso a noi.

Verri. È ben per questo! È ben per questo!

Mommina. Sono arrivata al punto che non so piú quasi muovermi né parlare.

Verri. Io vorrei sapere che hanno da guardar tanto e stare a sentire ciò che diciamo tra noi.

Mommina. Stia buono, mi faccia questo piacere, non li provochi!

Verri. Non siamo qua come tutti gli altri? Che vedono di strano in noi in questo momento, da starci a guardare cosí? Io domando se è mai possibile

Mommina. — ma già — vivere — gliel’ho detto far piú un gesto, alzar gli occhi, cosí sotto la mira di tutti. Guardi là, anche attorno alle mie sorelle, e là attorno alla mamma.

Verri. Come se si stésse qua a dare uno spettacolo!

Mommina. Ma già!

Verri. Purtroppo però, mi scusi, le sue sorelle là...

Mommina. Che fanno?

Verri. Niente; non me ne vorrei accorgere, ma sembra che ci provino gusto...

Mommina. A che cosa?

Verri. A farsi notare!

Mommina. Ma non fanno nulla di male: ridono, ciarlano...

Verri. Sfidano, col loro contegno ardito!

Mommina. Ma sono anche i suoi colleghi, scusi...

Verri. Lo so, a metterle su; e creda che cominciano a urtarmi seriamente, specie quel Sarelli, e anche Pomàrici e Nardi.