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questa sera si recita a soggetto 263


Nardi. E sa come gli rispose quella? Appioppandogli un solennissimo ceffone!

Dorina. A papà? Anche quella? Gliene dà tanti la mamma, povero papà!

Nardi. E proprio cosí le disse lui, là davanti a tutti gli avventori che ridevano: «Anche tu, ingrata? Me ne dà tanti mia moglie!».

Saranno, a questo punto, vicini al banco. Dorina vede le sorelle Totina e Nenè e corre a loro col Nardi.

III

Davanti al banco, Nenè, Totina, Dorina, Pomàrici, Sarelli e Nardi.

Dorina. Ma sapete che mi dice Nardi? Che papà è innamomorato della chanteuse del Cabaret!

Totina. Ma no!

Nenè. Tu ci credi? è uno scherzo!

Dorina. No no, è vero! è vero!

Nardi. Posso garantire ch’è vero.

Sarelli. Ma sí, l’ho saputo anch’io.

Dorina. E se sapeste che ha fatto!

Nenè. Che ha fatto?

Dorina. S’è preso uno schiaffo anche da quella, in pubblico caffè!

Nenè. Schiaffo?

Totina. O perché?

Dorina. Perché le voleva asciugare le lagrime!

Totina. Le lagrime?

Dorina. Già, perché è una donna, dice, che piange sempre...

Totina. Avete capito? Avevo ragione di dirlo poco fa? È lui, è lui! Come volete che poi la gente non rida e non si faccia beffe di lui?

Sarelli. Se ne volete una prova, cercategli in petto, nella tasca interna della giacca: deve averci il ritratto di quella chanteuse: lo mostrò a me una volta con certe esclamazioni che non vi dico, povero signor Palmiro!