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questa sera si recita a soggetto 251


Secondo avventore. Ma statti zitto! Tu hai le traveggole!

Terzo avventore. Ti pajono lampioncini, le stelle?

Secondo avventore. Diceva, signor Palmiro?

Sampognetta. Ah, ah sí, che io, questa sera, non so se ci avete fatto caso, apposta ho guardato sempre le ballerine, senza nemmeno voltare il capo verso di lei. Mi fa tanta impressione, tanta! quella poverina, quando canta con gli occhi chiusi e con quelle lagrime che le sgocciolano per le guance!

Secondo avventore. Ma lo fa per professione, signor Palmiro! Non creda a quelle lagrime!

Sampognetta (negando seriamente, anche col dito). No no, ah, no no! Che professione! Che professione! Vi do la mia parola d’onore che quella donna soffre: soffre sul serio. E poi ha la stessa voce della mia figlia maggiore: tal quale! tal quale! E m’ha confidato ch’è figlia anche lei di buona famiglia...

Terzo avventore. Ah sí? Oh guarda! Figlia anche lei di qualche ingegnere?

Sampognetta. Questo non lo so. Ma so che certe sventure possono capitare a tutti. E, ogni volta, sentendola cantare, mi... mi prende un’angoscia, una costernazione...

Sopravvengono a questo punto da sinistra, a passo di marcia, Totina a braccio di Pomàrici, Nenè a braccio di Sarelli, Dorina a braccio del Terzo Ufficiale, Mommina accanto a Rico Verri e la signora Ignazia a braccio degli altri due giovani ufficiali. Pomàrici segna il passo per tutti, prima ancora che la compagnia entri in scena. I tre avventori, che saranno diventati anche quattro o piú, sentendo la voce, si ritrarranno verso la porta del Cabaret, lasciando solo il signor Palmiro sotto il fanale, sempre con le sue corna in testa.

Pomàrici. Un due, un due, un due...

Sono diretti al teatro; le quattro ragazze e la signora Ignazia, in sgargianti abiti da sera.

Totina (vedendo il padre con quelle corna in capo). Oh Dio, papà! Che t’hanno fatto?

Pomàrici. Vigliacchi schifosi!

Sampognetta. A me? Che cosa?