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questa sera si recita a soggetto 249


lida, il capo reclinato indietro e gli occhi chiusi, canterà lugubremente le parole del jazz. Tre ballerinette bionde moveranno in cadenza le braccia e le gambe, voltando le spalle al banco, nel poco spazio tra quello e la prima fila dei tavolinetti tondi a cui seggono gliavventori (non molti) con le bibite davanti.

Tra questi avventori è Sampognetta col cappelluccio in capo e un lungo sigaro in bocca.

L’avventore che gli sta dietro, nella seconda fila dei tavolini, vedendolo intentissimo alle mosse di quelle tre ballerinette, gli sta preparando uno scherzo feroce: due lunghe corna ritagliate nel cartoncino ov’è stampata, col programma, la lista dei vini e delle altre bibite del Cabaret.

Gli altri avventori se ne sono accorti e ci prendono un gran gusto efanno ammiccamenti e cenni di far presto.

Quando le due corna son ritagliate, belle lunghe e ritte nel giro di carta che fa da base, l’avventore si alza e con molta cautela le colloca sul cappelluccio di Sampognetta.

Tutti si mettono a ridere e a battere le mani.

Sampognetta, credendo che le risa e i battimani siano per le tre ballerinette che a tempo finiscono di ballare, comincia a ridere e a battere le mani anche lui, facendo cosí prorompere piú che mai squacquerate le risa degli altri e fragorosi gli applausi. Ma non sa capаcitarsi perché tutti guardino lui, anche le donne del banco, anche le tre ballerinette che, ecco, si buttano via dalle risa. Si smarrisce; il riso gli si rassega sulle labbra; l’applauso gli si spegne nelle mani.

Allora, quella strana chanteuse ha un impeto d’indignazione; si stacca dalla stuoja di velluto e si muove per andare a strappare dalla testa di Sampognetta quello schernevole trofeo, gridando:

La chanteuse. No, povero vecchio, via! vergognatevi!

Gli avventori la parano, gridando a loro volta simultaneamente, in gran confusione.

Gli avventori. — Sta’ lí, stupida!
— Zitta e al tuo posto!
— Che povero vecchio!
— Chi ti c’immischia?
— Lascia fare!
— Se lo merita!
— Se lo merita!