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questa sera si recita a soggetto 247


II

Si riapre il sipario.

Il Dottor Hinkfuss comincia a menare il can per l’aja.

«Sarà bene in principio» avrà pensato «dare una rappresentazione sintetica della Sicilia con una processioncina religiosa. Farà colore.»

E ha tutto disposto perché questa processioncina muova dalla porta d’ingresso della sala verso il palcoscenico, attraversando il corridojo che divide nel mezzo in due ali le file della platea e delle poltrone, nell’ordine seguente:

1. quattro chierichetti, in tonaca nera e càmice bianco con guarnizioni di merletti; due davanti e due dietro; reggeranno quattro torcetti accesi;

2. quattro giovinette, dette «Verginelle», vestite di bianco e avvolte in veli bianchi, con guanti bianchi di filo, troppo grandi per le loro mani, apposta perché appajano un po’ goffe; due davanti e due dietro anch’esse, reggeranno le quattro mazze d’un piccolo baldacchino di seta celeste;

3. sotto il baldacchino, la «Sacra Famiglia»; vale a dire, un vecchio truccato e parato da San Giuseppe, come si vede nei quadri sacri che rappresentano la Natività, con una spera di porporina attorno al capo e in mano un lungo bàcolo, fiorito in cima; accanto a lui, una bellissima giovinetta bionda, con gli occhi bassi e un dolce modestissimo sorriso sulle labbra, acconciata e parata da Vergine Maria, anche lei con la spera attorno al capo e in braccio un bel bambolone di cera che rappresenta il Bambino Gesú, come ancor oggi si possono vedere in Sicilia, per Natale, in certe rozze rappresentazioni sacre con accompagnamento di musiche e cori;

4. un pastore, con berretto di pelo e cappotto d’albagio, le gambe avvolte di pelli caprine, e un altro piú giovane pastore; soneranno, quello la ciaramella, e questo l’acciarino;