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218 | maschere nude |
Il barone Nuti (afferrando per il petto uno degli spettatori favorevoli, mentre tutti, quasi atterriti dal suo furore e dal suo aspetto, tacciono sospesi). Lei dice che è lecito far questo? Prendere me, vivo, e portarmi sulla scena? Farmi vedere là, col mio strazio vivo, davanti a tutti, a dir parole che non ho mai dette? a compir atti che non ho mai pensato di compiere?
Dal fondo, davanti alla porticina del palcoscenico, nel silenzio sopravvenuto, spiccheranno come in risposta le parole che or ora dirà il Capocomico alla Moreno, trascinata via, piangente, in disordine e quasi svenuta, dai suoi tre accompagnatori. Subito, alle prime parole, tutti si volteranno verso il fondo, facendo largo, e il Nuti lascerà lo spettatore investito, voltandosi anche lui e domandando: — «Che cos’è?» —
Il capocomico. Ma lei ha potuto veder bene che né l’Autore né l’attrice l’hanno mai conosciuta!
La Moreno. La mia stessa voce! I miei gesti! tutti i miei gesti! Mi sono vista! mi sono vista là!
Il capocomico. Ma perché ha voluto riconoscersi!
La Moreno. No! no! non è vero! Perché è stato anzi l’orrore, l’orrore di vedermi rappresentata lí in quell’atto! Ma come? io, io abbracciare quell’uomo?
Scorgerà il Nuti all’improvviso quasi davanti a sé e getterà un grido levando le braccia per nascondere la faccia:
Il barone Nuti. Amelia, Amelia...
Commovimento generale degli spettatori che quasi non crederanno ai loro occhi nel ritrovarsi davanti, vivi, gli stessi personaggi e la stessa scena, veduti alla fine del secondo atto, e lo significheranno, oltre che con l’espressione del volto, con brevi, sommessi commenti, e qualche esclamazione.
Voci degli spettatori. — Oh guarda! — Eccoli lí! — Oh! oh! — Tutti e due! — Rifanno la scena! — Guarda! guarda! —
La Moreno (smaniando ai suoi accompagnatori). Levatemelo davanti! Levatemelo davanti!
Gli accompagnatori. Sí, andiamo! andiamo!