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Prestino. Come no? La causa è lei! Insomma, io che ti rappresento ti dico di no, che non devi riceverla!

L'altro Ma una signora non si rimanda cosí — senza neanche sapere ciò che viene a fare, scusate"

Diego. Io non dico piú niente.

Il primo (a Francesco). Potresti sentire —

L'altro — ecco — e se per caso —

Francesco. — accennasse a voler parlare della vertenza? —

Prestino. — troncare subito!

Francesco. — ma io, per me, la mando al diavolo, figurati!

Prestino. Sta bene. Vai, vai.

Francesco uscirà, seguito dal Cameriere.

Diego. L’unica per me sarebbe ch’egli le consigliasse di...

A questo punto, scostando furiosamente la tenda della veranda, irromperà dal giardino Michele Rocca in preda a unafosca agitazione a stento contenuta. È sui trent’anni, bruno, macerato dai rimorsi e dalla passione. Dal suo viso alterato, da tutti i suoi modi apparirà chiaro che è pronto a ogni eccesso.

Rocca. Permesso?

Sorpreso di trovarsi tra tanti che non s’aspettava.

È qua? Dove sono entrato?

Prestino (tra lo sbalordimento degli altri e suo). Ma chi è lei, scusi?

Rocca. Michele Rocca.

Diego. Ah, eccolo!

Rocca (a Diego). Lei è il signor Francesco Savio?

Diego. Io no. Savio è di là.

Indicherà l’uscio a destra.

Prestino. Ma lei, scusi, com’è entrato qua — cosí?

Rocca. M’hanno indicato quest’entrata.

Diego. Il portinajo — credendolo forse uno degli amici —

Rocca. Non è entrata qua, prima di me, una signora?

Prestino. Ma che forse lei la inseguiva?

Rocca. La inseguivo, sissignore! Sapevo che doveva recarsi qua.

Diego. E anch’io! E anche la sua venuta ho previsto sa!