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172 | maschere nude |
Delia (sempre piú impressionata e man mano smarrendosi). — che cosa?
Doro. — ma prima di tutto, quella presentazione alla madre e alla sorellina e al fidanzato di lei —
Delia. — ah, non perché io sperassi di trovare un pretesto nell’opposizione di lui per mandare a monte la promessa di matrimonio? —
Doro. — no! no! per un’altra perfidia — sosteneva! —
Delia (del tutto smarrita). — e quale? —
Doro. — per il gusto di comparire vittoriosa, davanti a tutti in società, accanto alla purezza di quella sorellina — voi — la disprezzata, la contaminata —
Delia (trafitta). — ah, cosí ha detto? —
e resterà con gli occhi invagati, accasciata.
Doro. — cosí! cosí! — e che quando sapeste che ragione del prolungato ritardo di quella presentazione da voi posta per patto, era invece l’opposizione fierissima del Rocca, fidanzato della sorella —
Delia. — ancora per vendicarmi, è vero? —
Doro. — sí! perfidamente! —
Delia. — di quest’opposizione? —
Doro. — sí, attraeste e travolgeste il Rocca come un fuscellino di paglia in un gorgo, senza pensare piú al Salvi, solo per il gusto di dimostrare a quella sorella che cos’è la fierezza e l’onestà di codesti illibati paladini della morale!
Delia resterà per un lungo tratto in silenzio, fissa a guardare innanzi a sé, come insensata, poi si coprirà di scatto il volto con le mani, e resterà cosí.
Doro (dopo averla mirata un tratto, perplesso, sorpreso). Che cos’è?
Delia (resterà ancora un poco col volto coperto; poi lo scoprirà e guarderà un poco ancora innanzi a sé; infine dirà aprendo desolatamente le braccia): E chi sa, amico mio, ch’io non l’abbia fatto veramente per questo?
Doro (scattando). Come? E allora?
Sopravverrà a questo punto stravolta e agitatissima Donna Livia, gridando fin dall’interno:
Donna Livia. Doro! Doro!