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170 maschere nude


Delia. Colori! Per lui i sentimenti non erano piú altro che colori!

Doro. Vi propose di sedere per un ritratto —

Delia. — dapprima, sí. Poi... Aveva un modo di chiedere quello che voleva... un modo... — era impudente, pareva un bambino. E gli feci da modella. Voi l’avete detto benissimo: nulla irrita piú che il restare esclusi da una gioja —

Doro. — viva, presente innanzi a noi, attorno a noi, di cui non si scopra o non s’indovini la ragione —

Delia. — giustissimo! Ero una gioja — pura soltanto per i suoi occhi — ma che mi dimostrava che anche lui, in fondo, non pregiava e non voleva da me altro che il corpo; non come gli altri, per un basso intento, oh!

Doro. Ma questo a lungo andare non poteva che irritarvi di piú —

Delia. — ecco! Perché se m’ha fatto sempre sdegno e nausea non vedermi ajutata nelle mie smaniose incertezze da quegli altri; il disgusto per uno che voleva anch’esso il corpo, e nient’altro, ma solo per trarne una gioja —

Doro. — ideale! —

Delia. — esclusivamente per sé! —

Doro. — doveva essere tanto piú forte, in quanto mancava appunto ogni motivo di nausea —

Delia. — e rendeva impossibile quella vendetta che almeno ho potuto prendermi d’improvviso contro gli altri! — Un angelo, per una donna, è sempre piú irritante d’una bestia!

Doro (raggiante). Oh guarda! Le mie parole! io ho detto proprio — precisamente cosí! —

Delia. Ma io ripeto le vostre parole, appunto, come mi sono state riferite: che mi hanno fatto luce —

Doro. — ah, ecco! — per vedere la ragione vera —

Delia. — di quello che ho fatto! Sí, sí: è vero: per potermi vendicare, io feci in modo che il mio corpo a mano a mano davanti a lui cominciasse a vivere, non piú per la delizia degli occhi soltanto —

Doro. — e quando lo vedeste come tant’altri vinto e schiavo, per meglio assaporare la vendetta, gli vietaste che prendesse da esso altra gioja che non fosse quella di cui finora s’era contentato —