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borsetta; ne cavo lo specchio; e nell’orrore di questa vana freddezza che mi prende, non potete immaginarvi che impressione mi facciano, nel tondo dello specchio, la mia bocca dipinta, i miei occhi dipinti, questa faccia che mi sono guastata per farmene una maschera.

Doro (appassionato). Perché non ve la guardate con gli occhi degli altri.

Delia. Anche voi? Sono proprio condannata a odiare come nemici tutti coloro a cui m’accosto perché m’ajutino a comprendermi? Abbagliati dai miei occhi, dalla mia bocca... E nessuno che si curi di ciò che piú mi bisogna!

Doro. Del vostro animo, sí.

Delia. E io allora li punisco, là, dove s’appuntano le loro brame; e prima le esaspero, codeste brame che mi fanno schifo, per meglio vendicarmi; facendo getto all’improvviso di questo mio corpo a chi meno essi s’aspetterebbero.

Doro farà segno di sí col capo; come a dire: «Purtroppo!»

Cosí, per mostrar loro in quanto dispregio io tenga ciò che essi sopratutto pregiano di me.

Doro farà ancora segno di si col capo.

Ho fatto il mio danno? Sí. L’ho sempre fatto. Ah, ma meglio la canaglia — la canaglia che si dà per tale; che se rattrista, non delude; e che può avere anche qualche lato buono; certe ingenuità talvolta, che tanto piú rallegrano e rinfrescano, quanto meno ce l’aspettiamo in loro!

Doro (sorpreso). Ho detto proprio cosí, io! Proprio questo —

Delia (convulsa). — sí, sí —

Doro. — ho spiegato cosí, proprio cosí, certi vostri inopinati —

Delia. — traviamenti — già! — balzi — salti mortali...

Resterà d’un tratto con gli occhi fissi nel vuoto, come assorti in una lontana visione.

— Guarda!...

Poi dirà come a se stessa:

Pare impossibile... Già... I salti mortali...

E di nuovo assorta:

Quella ragazzetta, a cui gli zingari insegnavano a farli —