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ciascuno a suo modo | 167 |
Doro (c. s. ma non volendo parere smarrito). Ah, bene — perché... — ho ho indovinato dunque?
Delia. Come se foste vissuto in me, sempre; ma intendendo di me quello che io non ho potuto mai intendere, mai, mai! Mi sono sentita fendere le reni da brividi continui; ho gridato: «Sí! sí! è cosíl è cosí!»; non potete immaginarvi con che gioja, con che spasimo, vedendomi, sentendomi in tutte le ragioni che avete saputo trovare!
Doro. Ne sono... ne sono felice, credetemi! Felice perché mi sono apparse cosí chiare nel momento in cui — veramente — «le trovavo», senza rifletterci, come... come per un estro che mi si fosse acceso, ecco, per una divinazione insomma del vostro animo — e poi, vi confesso, non piú –
Delia. — ah, non piú?
Doro. Ma se voi ora mi dite che vi ci siete riconosciuta!
Delia. Amico mio, vivo da stamattina di codesta vostra divinazione, che è apparsa tale anche a me! Tanto che mi domando come abbiate potuto fare ad averla, voi che mi conoscete cosí poco, in fondo; e mentr’io mi dibatto, soffro — non so — come di là da me stessa! come se quella che io sono, debba andarla sempre inseguendo, per trattenerla, per domandarle che cosa voglia, perché soffra, che cosa dovrei fare per ammansarla, per placarla, per darle pace!
Doro. Ecco: un po’ di pace, sí! Voi ne avete veramente bisogno.
Delia. L’ho sempre davanti, come me lo vidi in un attimo cadere ai piedi, bianco, di peso, dacché m’era sopra come una vampa; mi sentii — non so — estinguere, estinguere — protendendomi a guardare, dall’abisso di quell’attimo, l’eternità di quella morte improvvisa, là, nella sua faccia in un momento smemorata di tutto, spenta. E sapevo io sola, io sola la vita ch’era in quella testa che s’era là fracassata per me; per me che non sono niente! Ero pazza; figuratevi come sono adesso!
Doro. Calmatevi, calmatevi.
Delia. Mi calmo, sí. E appena mi calmo — ecco qua — sono cosí — come insordita. In tutto il corpo, insordita. Proprio. Mi stringo e non mi sento. Le mani — me le guardo — non mi sembrano mie. E tutte le cose — Dio mio, le cose da fare — non so piú perché si debbano fare. Apro la