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166 maschere nude


Doro. Una signora?

Filippo. Ecco.

Gli porgerà un biglietto da visita.

Doro (dopo aver letto il nome sul biglietto, turbandosi vivamente). — Qua? Dov’è?

Filippo. È di là che aspetta.

Doro (si guarderà attorno, perplesso; poi domanderà, cercando di nascondere l’ansia e il turbamento): E — la mamma è uscita?

Filippo. Sissignore, da poco.

Doro. Falla passare, falla passare.

Andrà verso il salone per accogliere Delia Morello.

Filippo si ritirerà e ritornerà poco dopo per accompagnarefino alle colonne Delia Morello che apparirà velata, sobriamente vestita, ma elegantissima. Filippo tornerà a ritirarsi, inchinandosi.

Doro. Voi qua, Delia?

Delia. Per ringraziarvi; per baciarvi le mani, amico mio!

Doro. Ma no, che dite!

Delia. Sí, ecco

Chinerà il capo come se volesse veramente baciargli la mano che tiene ancora tra le sue.

— davvero! davvero!

Doro. Ma no, che fate! Debbo io, a voi —

Delia. Per il bene che mi avete fatto!

Doro. Ma che bene! Ho solo —

Delia. — no! credete per la difesa che avete satto di me? Che volete che m’importi di difese, di offese! — Mi dilanio da me! — La mia gratitudine è per quello che avete pensato, sentito; e non perché l’abbiate gridato in faccia agli altri!

Doro (non sapendo come regolarsi). Ho pensato... sí, quel che — - conoscendo, come conoscevo, i fatti — m’è... m’è parso giusto.

Delia. Giusto o ingiusto — non m’importa! È che mi sono riconosciuta, capite, «riconosciuta» in tutto quello che avete detto di me, appena me l’hanno riferito!